ISCO: EL CHICO DE ORO

El chico de oro…ecco come Alberto Rubio intitola la biografia di Francisco Roman Alarcòn Suàrez, meglio noto al mondo con un semplicissimo soprannome: ISCO. Con i suoi predecessori di origine malagueña che indossarono la camiseta blanca (stiamo parlando di vere leggende del calcio madrileno come Juanito e Fernando Hierro), non condivide solamente il luogo di nascita, ma soprattutto la capacità di generare una forte empatia con il pubblico del Bernabèu. Quando dribbla, la curva fa ”ooh”. Lui recupera un pallone e la curva fa “vamos”, e quando esce dal campo la curva fa “clap clap”. La differenza, che proveremo a spiegare nelle righe che seguono, è che Isco non ha bisogno di provocare, di aizzare le folle, di essere sulla prima pagina di un giornale di gossip, lui si limita a deliziare il pubblico con le sue giocate fantascientifiche, con il risultato che i vari “ooh”, “vamos” e i “clap clap” li incassa non solo a Madrid ma in quasi tutti gli stadi della penisola…e non solo.

Nasce il 21 Aprile 1992 a Benalmadena, città turistica e balneare della Costa del Sol in Andalusia, nel profondo sud della Spagna. Fin da piccolo nutre la passione per il calcio, e nonostante venisse deriso dai suoi coetanei per qualche chilo di troppo, si dimostra subito un talento predestinato a palcoscenici ben più importanti delle stradine e dei campetti malagueni. Il suo è infatti il tipico repertorio del calciatore di strada, che tra ostacoli, tombini e gradini impara presto tutte le arti per rimanere in piedi senza perdere la palla. Salvador Burgos, uno dei suoi primi allenatori all’Atlètico Benamiel, racconta che il segreto di Isco è sempre stato quello di giocare nel modo più naturale possibile, nonostante non avesse mai avuto un grande fisico. Con lui in campo, l’Atlètico Benamiel, piccolo club di Benalmadena, era invincibile. Piccolo club che sarà il trampolino di lancio per un futuro che si chiamerà Valencia: trafile nelle giovanili e primo debutto nel 2009 nelle riserve del Valencia B. Baricentro basso, gioco di gambe rapido, tecnica e numeri da fuoriclasse, ed ecco che Isco viene riconosciuto dai compagni di selezioni giovanili come “El Màgia”. Isco fa quello che vuole in campo, realizza 24 reti in 64 partite, curriculum che gli vale il posto in prima squadra, sotto la guida di Unai Emery, che lo fa esordire in Copa Del Rey contro il Logrones. 

Sembra filare tutto liscio, ma Unai Emery aveva qualche perplessità, come del resto la dirigenza del Valencia che usa parole non proprio lusinghiere sul suo conto: quello lì se la tira, tecnica invidiabile ma tende ad ingrassare, non ha voglia di lavorare e via insinuando. E poi ci sono quei 6 milioni della clausola rescissoria che facevano gola alla dirigenza nel disastro economico in cui versava il club. Ed ecco che i dirigenti levantini, davanti ad una tazza di caffè e nascondendo un ghigno beffardo, scaricano allo sceicco El Thani quel giocatore “grasso, pigro e presuntuoso”. Quello stesso giocatore di cui il suo concittadino Fernando Hierro diceva: “È di gran lunga il miglior calciatore spagnolo di tutte le categorie inferiori”. Per sapere chi ha avuto ragione, basta far parlare il campo. A Malaga già nella prima stagione fa stropicciare gli occhi ai tifosi delle Boquerones, mettendo in mostra tutto il suo talento. Segna 6 reti in 32 partite giocate, contribuendo alla storica prima qualificazione degli uomini di Pellegrini alla massima competizione europea, rendendo felici lo sceicco e il direttore sportivo Hierro. “El Màgia” ormai è un idolo, perno fisso sulla trequarti nel 4-2-3-1 di Pellegrini, e la consacrazione nel grande calcio arriva con una doppietta decisiva nella prima vittoria di sempre del club in Champions (3-0 con lo Zenit). Ormai il ragazzo grasso e presuntuoso era sotto i riflettori di tutta Europa, riceveva applausi da tutti i campi in cui metteva piede vincendo il premio di miglior rivelazione della Liga spagnola e l’European Golden Boy, troppi elogi perché il Real non possa accorgersene e vincere un asta da 25 milioni con il City per portarlo al Bernabèu, ben più dei 6 milioni con cui è stato scaricato.

E così il destino lo porta ad indossare la camiseta blanca, che passa da corteggiata a corteggiatrice, tra gli elogi di Ancellotti e Valdano, con quest’ultimo che dice: “Ricorda il miglior Iniesta o Zidane” e la gran fiducia dei senatori madridisti, come Sergio Ramos e Casillas.

Con i tifosi del Real Madrid, che sono noti per essere i più esigenti del pianeta, incomincia subito una forte empatia. I tifosi madrileni vorrebbero sempre vedere in campo undici uomini che si sbattono, che non se la tirano e che li fanno divertire, cose che non sempre tutti i giocatori del Real fanno vedere, ma lui sì. Come durante il Clàsico di ottobre, ha rincorso per cinquanta metri il suo ex idolo Iniesta, gli ha rubato palla e ha dato l’avvio di uno dei contropiedi più rapidi e perfetti mai visti in un campo da calcio. Isco piace, ai madridisti e non solo…finte, dribbling e rapidi cambi di direzione nel suo caso non sono esibizioni autoreferenziali, non sono un modo per sbeffeggiare gli avversari inferiori tecnicamente, ma sono gesti funzionali al gioco e alla sua essenza, regalare spettacolo a chi osserva. Non c’è nulla di offensivo nella classe di Isco, anzi del tutto il contrario, onora la maglia che indossa fino in fondo senza badare a far cadere una goccia in eccesso di sudore.

 

Queste sono le storie di calcio che ci piace sentire, la storia del bambino con la passione del calcio deriso dai suoi coetanei per qualche chilo di troppo, ma che adesso è presente e futuro del club più famoso del mondo. Queste sono le storie che ci fanno capire che il solo talento non basta a fare un grande giocatore, ma ci vuole soprattutto, in primis, un forte carattere…Isco dei commenti se n’è sempre infischiato, rispondendo sul campo…come fanno i veri campioni!


di Patrik Nieddu

ECCO A VOI UN VIDEO CHE METTE IN EVIDENZA TUTTO IL REPERTORIO DI ISCO


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Commenti: 1
  • #1

    FootballFan96 (mercoledì, 08 luglio 2015 16:44)

    Gran bell'articolo, complimenti!